È tempo di bilanci per il consigliere regionale della Lega, Aurelio Tommasetti che in questi giorni ha acceso i riflettori sulla questione cacciatori: dopo la decisione del Tar, infatti, per la categoria si registra l’ennesimo ritardo. Una conseguenza che, puntualmente, si ripresenta ogni anno e che ha messo un’intera categoria sul piede di guerra, pronti a farsi vedere riconoscere i loro meriti.
Consigliere Tommasetti, partiamo da un bilancio di questa sua esperienza in consiglio regionale…
«L’ho interpretata come un servizio da rendere ai nostri cittadini, e non solo coloro che mi diedero l’opportunità di sedere nel Consiglio Regionale della Campania. Una grande responsabilità ma anche un modo per toccare con mano i problemi che affliggono i nostri territori e condurre battaglie al fianco della nostra gente nonostante tutte le difficoltà, impegnandomi con costanza nella giusta risoluzione delle numerose questioni che attanagliano le nostre comunità. Da quando ho fatto il mio ingresso in Consiglio ho cercato innanzitutto di portare avanti le istanze zona per zona. Giro continuamente la provincia di Salerno, e parlo di tutti i 158 comuni, per ascoltare le esigenze delle persone, partendo magari da quelle piccole cose che possono migliorare la vita di ognuno. Poi faccio mie le sollecitazioni attraverso interrogazioni consiliari e interventi sugli argomenti di più stretto interesse. Insomma, un impegno assoluto che intendo proseguire fino all’ultimo giorno del mandato. Approfondire i problemi, per prepararsi a costruire una solida alternativa di centrodestra alle prossime elezioni regionali. In alternativa a De Luca, compatti come ci chiedono gli elettori».
Lei di recente ha acceso i riflettori sui cacciatori, penalizzati dai ritardi della Regione. Non è la prima volta che succedono episodi simili….
«Si tratta piuttosto di un’amara consuetudine. Lo stop dei giudici alla stagione di caccia è un fardello pesante da digerire per un’intera categoria ed è frutto della mancata approvazione dei nuovi piani faunistico-venatori provinciali da parte della giunta De Luca. E questa è solo l’ultima di una serie di inadempienze che io e i colleghi di opposizione abbiamo denunciato. Pensiamo al caso eclatante del metrò del mare per il Cilento dove l’immobilismo della Regione, che avrebbe dovuto muoversi con mesi d’anticipo, ha privato la provincia di Salerno di un collegamento fondamentale per sfruttare al meglio la stagione turistica. Insomma ritardi su ritardi dagli effetti devastanti per l’economia locale».
Salerno: secondo lei oggi si può parlare di emergenza sicurezza in città?
«Leggiamo continuamente di un acuirsi dei fenomeni di delinquenza e criminalità: dai furti nelle case alle aggressioni, fino alle risse sul Lungomare di cui fanno le spese persino gli agenti di polizia municipale. Aumentano inoltre gli incidenti, spesso letali, da cui si evince una scarsa attenzione per la sicurezza stradale, sia per quanto riguarda gli automobilisti che i pedoni. La sintesi è che da più parti giungono richieste di incrementare i controlli. La tranquillità di residenti e commercianti dev’essere la priorità di una buona amministrazione. A Salerno, invece, si vuole sottovalutare o ignorare la situazione, limitandosi a catalogarli come episodi, e non si mettono in campo le giuste contromisure. Se necessario chiederemo l’intervento degli Enti preposti».
Provinciali 2024, quale ruolo giocherà la Lega qualora si dovesse tornare al voto già il prossimo anno?
«In primis vogliamo dare la parola ai cittadini per un appuntamento che sarà uno spartiacque, insieme alle Europee fissate per il giugno del 2024. Siamo pronti, come Lega e centrodestra, a metterci in gioco contro un modello che anche a livello provinciale ha prodotto finora risultati molto deludenti. Ad esempio, tornando al discorso della sicurezza, il caso dello smantellamento della Polizia provinciale rappresenta un passo falso su cui il presidente Alfieri non ha dato spiegazioni valide. Se si dovesse tornare al voto i cittadini devono sapere che dall’altra parte esiste un’alternativa. “Annuncite” e “progettite” su progetti faraonici (e irrealizzabili) purtroppo colpiscono, non solo l’attuale gestione della Regione Campania, anche la Provincia di Salerno, mentre di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, ad oggi, se ne vedono veramente pochi. Ovviamente, questo richiederà l’individuazione di un autorevole candidato presidente di centrodestra in grado di suscitare emozione e partecipazione dei cittadini, che hanno un autentico desiderio di cambiamento dopo dieci anni di alternarsi di giunte targate Partito Democratico che non hanno brillato neanche per trasparenza amministrativa».
Sanità, carenza di personale e ospedali chiusi. Un vero dramma che ancora una volta ricade sulle spalle dei cittadini…
«Un capitolo disastroso dell’era De Luca. Sta per volgere al termine l’ennesima estate all’insegna dell’emergenza sanitaria, alimentata da una politica di tagli indiscriminati che mette a repentaglio il diritto alla salute. Tra ospedali drammaticamente a corto di personale e presidi territoriali – come le guardie mediche turistiche – che restano chiusi a Ferragosto per via delle ferie, lo smantellamento dei SAUT delle aree interne di Gioi e Bellosguardo, le carenze del 118, l’assenza dei medici di base: ormai ricevere assistenza è diventata un’impresa nonostante gli sforzi di professionisti e infermieri che si danno anima e corpo al lavoro. Si sprecano i viaggi della speranza di pazienti costretti a fare la spola da un presidio all’altro perché un reparto è al collasso o le attese sono troppo lunghe anche per un’emergenza. Particolarmente sguarnito è il sud della Provincia dove resta solo la propaganda sul nuovo ospedale di Battipaglia mentre è incerto il futuro di quello di Eboli e si fa finta di ignorare le carenze che riguardano tutte le altre strutture (e qui il pensiero va all’ospedale di Agropoli). Ma in fondo per rendersi conto della gestione scellerata della sanità campana basta prendere come riferimento il “Ruggi d’Aragona”: abbiamo condotto una battaglia serrata sulla cardiochirurgia, un reparto che da eccellenza invidiata al Sud e in tutta Italia sta andando incontro a un triste destino. Il tutto solo per effetto dei giochi di potere che hanno spinto un’intera equipe, quella del professor Severino Iesu (il primo a dire addio all’ospedale di Salerno, seguito dai suoi cinque più stretti collaboratori), a fare le valigie e guardare altrove. Trent’anni di storia e 25.000 interventi andati in fumo per questioni che con la Sanità non c’entrano nulla. E che dire del pronto soccorso? Anch’esso all’osso dove si rende necessario “reclutare” operatori da altri reparti, sguarnendoli, per fare numero».
Parco del Mercatello ancora chiuso, il polmone verde della zona orientale versa in condizioni di degrado assoluto. Qual è la sua opinione rispetto all’amministrazione Napoli?
«Anche qui il giudizio non può essere che totalmente negativo. Ancor di più dal punto di vista della manutenzione: molte zone della città di Salerno sono ormai abbandonate al degrado e possiamo definirle cartoline al contrario. Tra l’altro, ironia della sorte, questa amministrazione comunale ha visto la luce nell’ombra dell’inchiesta sulle cooperative che ha fatto chiarezza su ogni aspetto del “sistema Salerno”: tutto nelle mani dei soliti noti e un’incuria dilagante. La gestione del verde pubblico nel capoluogo salernitano è nel caos più totale e il riscontro arriva proprio da quelli che dovrebbero essere i luoghi simbolo (e lo sono diventati in negativo), tra cui il Parco del Mercatello. Tutto ciò nel silenzio assordante del sindaco, della sua giunta e della sua maggioranza».
Cosa fare oggi per avvicinare i giovani alla politica?
«Da professore e già rettore ritengo che la politica vada insegnata alle nuove generazioni come la volontà di mettersi a disposizione della propria comunità per risolvere i problemi, al di là delle ambizioni personali. Se tanti giovani guardano alla politica con diffidenza la colpa è di una classe dirigente chiusa nel suo guscio, che in molti casi non ha dato buona prova di sé ed è troppo concentrata sull’autoconservazione. Ai ragazzi posso solo consigliare di metterci la faccia, soprattutto di non inseguire il finto civismo che da queste parti, e non solo, è ormai un fenomeno di trasformismo. Vanno però attivati gli spazi per parlare di politica, aprendo luoghi di dibattito e facendo passare l’idea che i ruoli vadano costruiti partendo dalle competenze. In una parola: meritocrazia, ma anche militanza dal basso, per evitare che in prima fila ci siano sempre gli amici degli amici e chi ha buoni rapporti (o parentele) a Roma e in Regione. Premiamo l’impegno e i giovani torneranno ad appassionarsi alla politica. Sono convinto che in tanti non aspettino altro».
L'articolo è apparso su Cronache Salerno