«Grazie alle tante battaglie politiche, nei vari territori della Provincia e della Campania, mi sono insediato al Consiglio Regionale. Sono sinceramente riconoscente verso voi tutti, che mi avete sostenuto e dimostrato quell’affetto che mi ha trasmesso la forza di crederci. Ringrazio anche la mia comunità universitaria, che mi ha sempre dimostrato vicinanza e sostegno. Da adesso, si fa sul serio!». Così, pochi giorni fa, l’ex rettore dell’Università degli Studi di Salerno e oggi dirigente nazionale della Lega, responsabile del dipartimento Università Aurelio Tommasetti ha annunciato il suo ingresso ufficiale al consiglio regionale, succedendo ad Attilio Pierro, eletto in Parlamento.
Con la vittoria alle elezioni Politiche di Attilio Pierro lei entra ufficialmente in consiglio regionale…
«Inizia un nuovo corso, era preventivato nel momento in cui nello scacchiere delle candidature si immaginava che Attilio potesse vincere quel collegio come centrodestra, dunque avere due possibilità contemporaneamente: portare Pierro in parlamento, me a Palazzo Santa Lucia. Comincia una nuova avventura con la consapevolezza di una responsabilità maggiore nell’ottica di un’opposizione al governo deluchiano, preparandoci alle prossime elezioni regionali. Non è nostra intenzione contrastare le sue battute alla Crozza ma affrontare seriamente temi e contenuti, a partire dalla sanità: siamo la regione in cui si vive meno e peggio, è un dato scientifico. Noi campani viviamo tre anni in meno rispetto agli abitanti delle altre regioni e per noi è un dato assolutamente penalizzante. Inoltre, siamo la regione con la più alta incidenza di malattie relative all’oncologia e alla branca della cardiologia. Il governatore è sicuramente responsabile di questa situazione che si registra in Campania e in provincia di Salerno perché ci siamo molto concentrati sul nuovo Ruggi ma pare che quello attuale, così come gli altri della provincia di Salerno, siano rimasti sguarniti, soprattutto nell’Agro e nella piana del Sele, evidentemente depotenziati. In attesa del nuovo Ruggi, gli altri presidi – a partire dal Ruggi – restano scoperti».
Sanità ma anche ambiente…
«Assolutamente sì, non possiamo dimenticare la questione ambientale: oggi siamo una Regione che continua a mandare rifiuti all’estero perché non abbiamo risolto il problema strutturale collegato al ciclo dei rifiuti. Inevitabilmente, continueranno questi viaggi che trasportano rifiuti in giro per il mondo e, come nel caso della Tunisia, sono tornati indietro, sui nostri territori, anche in condizioni di difficile gestione. Nel frattempo, le paventate bonifiche che ci sarebbero state nella terra dei Fuochi, in Campania, sono inesistenti mentre persistono le ecoballe, ad eccezione di qualche rimozione ma in quantità decisamente minore».
Il nuovo Ruggi può essere la soluzione?
«Il problema sono i tempi. Si parla di questo progetto dal 2015, siamo nel 2022 e al di là delle fasi di progettazione che sono appropriati, al momento non abbiamo risposte certe. Chi governa deve avere una visione complessiva, soprattutto relativa al completamento di un’opera. Non ci si può concentrare su un’unica realtà, i cui tempi restano ignoti, e nel frattempo lasciare nel malfunzionamento le esistenti. Un nuovo ospedale potrebbe essere una risorsa per il territorio ma sono fondamentali i tempi e soprattutto non si possono lasciare in condizioni di precarietà i presidi ospedalieri della provincia, a partire dal capoluogo. Adesso, entrerò nei diversi dossier ma sicuramente l’apertura non è prossima, intanto va garantito il diritto alla salute».
Altro tema delicato sono i trasporti
«Sarà sicuramente uno dei temi che seguirò con maggiore attenzione. Paghiamo i ritardi della nostra regione e, ovviamente, da docente universitario guarderò con la massima attenzione le vicende legate al diritto allo Studio perché l’operazione di maquillage contabile, spostando dal bilancio ordinario ai fondi europei genera una serie di problemi, primo fra tutti l’erogazione in ritardo delle borse di studio agli studenti».
Oggi si parla di cervelli in fuga. Tanti sono i borghi della provincia di Salerno a rischio spopolamento. Da ex rettore dell’Università degli studi di Salerno, secondo lei, cosa manca alla Campania per essere davvero attrattiva per i giovani?
«La Campania è la regione dalla quale si emigra di più. Nel Mezzogiorno d’Italia, negli ultimi dieci anni, sono andati via unmilionecentomila giovani, in Campania trecentoventinove mila e la maggior parte sono laureati. Questa è la vera emergenza che noi oggi viviamo: formiamo i nostri giovani investendo risorse pubbliche importanti e questi sono poi destinati a trovare opportunità fuori dal nostro territorio; è un dato preoccupante e bisognerebbe partire dalle cose che non si dovrebbero fare: propagare 2mila posti o 3mila addirittura nelle pubbliche amministrazioni con concorsi vari non rappresenta la risposta da dare ai nostri giovani ma bisognerebbe creare condizioni diverse per le nostre realtà produttive».
Intervista apparsa su Le Cronache